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DYSFUNCTIONAL WANDS

MOSTRA VIRTUALE: https://dysfunctionalwands.github.io/

workshop / mostra virtuale + evento live 
a cura di Rebecca Agnes e Ivana Spinelli

Autrici: Anna Tappari, Beatrice Matassi, Chiara Innocenti Sedili, Elisa Cocchi, Federica Amadii Barbagli, Giorgia Polverini, Giorgia Toselli, Maria Krymskaya, Martina Paganelli, Melissa Ferretti, Michela Albano, Sara Magni, Sofia Merlin, Valeria Monti, Valeria Scardino, Ylenia Joiner Santuario, Zaira Fiallo.

"Dysfunctional Wands" è il calderone nato dal workshop di Rebecca Agnes con giovani autrici all'Accademia di Belle Arti di Bologna, nel corso di Scultura di Ivana Spinelli. Quello che ne è nato é un progetto multisfaccettato dal nome "Dysfunctional Wands", che sfrutta sia le possibilità del web, con la creazione di un ambiente virtuale a 360° e l'utilizzo dei social, che l´opportunitá di incontrarsi nel mondo reale - nel meatspace -  grazie allo spazio offerto da OFV Studio Bologna in collaborazione con Goodland.network.

Il laboratorio chiedeva alle partecipanti di formulare un desiderio riguardante la sfera sociale concretizzandolo in una "bacchetta magica" che lo potesse esaudire. Le "bacchette" prodotte sono oggetti/video/installazioni/performance che esprimono diverse posizioni ed esigenze, critiche, denunce e suggerimenti per una società piú giusta e inclusiva. La bacchetta si affianca allo scettro, perché accanto alla visionarietá della magia è sempre necessario attivare un potere politico per poter raggiungere gli obiettivi prefissati e ri-plasmare la realtà. In questo senso si è favorita una pratica artistica immersiva dove le autrici di esperienza diversa portano avanti un dialogo, di formalizzazione delle idee, amicizia, auto organizzazione, contribuendo in ruoli diversi non solo al proprio lavoro ma al nutrimento del progetto comune. 

instagram https://www.instagram.com/dysfunctional_wands/?hl=de

ivanaspinelli

TESTO CRITICAMENTE MAGICO di Rebecca Agnes e Ivana Spinelli

Ivana - contesto: Immaginate un laboratorio, due aule di scultura, studentə e docentə stupitə e stranitə dall'atmosfera pandemica e una gran voglia di sparire per sempre o cambiare il mondo.

Immaginate che, nel distanziamento normato e la respirazione contrattata, arrivi in aula Rebecca Agnes (subito detta Rebecca) armata di capelli blu e slide fantasmagoriche sul suo lavoro e sul progetto Dysfunctional, che su invito della Spinelli, (ivi detta Prof) coi capelli mezzi rosa, ha portato all'Accademia di Belle Arti di Bologna.

Rebecca - premesse: La fiaba dei 3 desideri è una fiaba di probabile origine tedesca, di cui varie versioni esistono in Europa. La morale è sempre analoga anche col variare di scenari e personaggi: l'uomo protagonista non è in grado di esprimere desideri che siano "sensati". Spreca i primi 2 in facezie ed utilizza l´́ultimo rimasto per rimettere le cose a posto - per tornare allo status quo. É una fiaba "gerarchica", nel senso che lascia intendere che l´uomo comune, del popolo, del volgo, non è capace di pensare a sé stesso e a chi gli sta accanto (in genere ci va sempre di mezzo anche la moglie) ma ha sempre bisogno di una volontá altra, regale o di una legge divina, quindi gerarchicamente a lui superiore, che lo guidi. La soluzione è nel non desiderare più di ciò che si ha, visto che il desiderio sconsiderato porterá sempre a conseguenze negative. 

Centinaia di anni sono trascorsi dalla prima apparizione di questa fiaba, ma questa storia ricompare ancora e ancora nelle fiabe della buonanotte, riproponendo stancamente la coppia cliché del contadino e della sua consorte, in cui al classismo di uno sguardo paternalistico, si aggiunge anche un pó di misoginia generalizzata. Mi chiedo cosa una fiaba come questa possa insegnare alle nuove generazioni? Quanto ancora una certa retorica cristiana dell´anti-desiderio continua a braccarci?

Rivalutando l'immaginario che ruota attorno alla fata, alla maga, alla strega, in cui la bacchetta non è solo un mero strumento di rappresentanza di una ruolo sociale o del potere, ma è invece un mezzo di trasformazione, di resistenza, di creazione, ci avviciniamo ad una complessitá difforme, sfaccettata, che non é possibile riassumere nelle stanche dicotomie dell´occidente.

Ivana - Come incarnare il desiderio/ i desideri? Osservo le proposte delle nostre autrici, i modi che hanno di mettere in campo i lustrini, il cemento, i fardelli.
La distanza che si potrebbe mettere tra una forma e un abbaglio, ti scivola tra le dita. #fare e #disfare, #formare #spaccare #rieducare #flash!
Maneggiano e rimaneggiano le domande immergendosi completamente e soprattutto (questa la sfida che mi sembra più ardua) accettano di interpretare il desiderio dell'altra, per quanto ostico o poco familiare.
Alla fine quello che si vede sono pezzi che si sottraggono o si rimettono in ballo, riflettono, chiedono di essere scritti insieme, indossati, giocati.

Rebecca - conclusioni: Il desiderio è parte legittima di certe filosofie. É un momento fondante per poter costruire una umanitá migliore, attraverso la ricerca di giustizia, uguaglianza ed equitá. E dal momento in cui il personale é (divenuto) politico non è piú possibile distinguere nettamente fra quello che riguarda la sfera sociale e quella personale.

Perciò bisogna desiderare, perché senza il desiderio la società rimane immobile, statica, conservatrice. 

Ivana - conclusioni: A noi desiderare non ci basta mai!

 

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