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Storie dalla ex-Gea, Grafiche Editoriali Ambrosiane

Due ricami a mano su cotone, a punto erba, 224 x 264cm e 224 x 264cm.

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Stories from ex-Gea, Grafiche Editoriali Ambrosiane

Two needle works on cotton,embroidered by hand, 224 x 264cm, 224 x 264cm, 2004.

 

Intervista di Francesco Pavesi per “Assab One 2004, la nuova generazione artistica in Italia” a cura di Roberto Pinto. Ex stabilimento GEA, Milano, 2004.

Mi pare che il tuo lavoro nasca come strettamente legato allo spazio di via Assab.

In realtà non è un lavoro che ha un grande coinvolgimento con lo spazio. L’ambiente di Assab è stato piuttosto lo stimolo, il pretesto e il tema della mia opera. Ho creato una documentazione sulla Gea, l’antico utilizzo dello stabile, il suo passato e il presente delle strutture, l’aria che si respirava. Ho sottoposto la documentazione a diverse persone chiedendo loro di immaginarsi una storia. Io ricamo le immagini che loro hanno creato. Per me, come artista, è importante avviare il processo, poi faccio un passo indietro a lascio agli altri la completa libertà.

E’ inevitabile farti una domanda sul ricamo, uno strumento che diversi artisti in questi ultimi anni stanno utilizzando.

Credo ci sia troppa enfatizzazione del mezzo. Se uno fa una fotografia a nessuno viene in mente di chiedergli perché lo fa, con il ricamo sì. E’ uno strumento come un altro, certo con dei forti richiami culturali di cui sono cosciente, anche se non interessano particolarmente il mio lavoro. Io non faccio solo ricami, è uno strumento insieme ad altri. In fondo vedo dei lavori fatti con il ricamo molto diversi tra loro nelle intenzioni e nella tecnica.

Interview by Francesco Pavesi for "Assab One 2004, la nuova generazione artistica in Italia" curator Roberto Pinto. Ex factory GEA, Milan, 2004.

It seems to me that the work you’re presenting is intimately linked to the Via Assab space.

In actual fact it’s not a work that is particularly bound up with the physical space. The environment was rather the stimulus, the pretext and the theme of the piece. I’ve created a documentation of the Gea works, the building’s original function, the structure’s past, its present, the atmosphere one breathes. I showed the documentation to various people asking them to imagine a story and then embroidered the images they created. For me as an artist t is important to kick-start the process; I then take a step back and allow others complete freedom.

I have to ask you about the embroidery, a technique that a number of artists have been using in recent years.

I think there’s an over-emphasising of the medium. If someone takes a photograph, if never occurs to anyone to ask what they did so. It’s an instrument like any other; sure, it has strong cultural references of which I’m aware, even thug h they don’t have a great deal to do with my work. I don’t exclusively embroider; it’s an instrument along with others. Actually, I see works featuring embroidery that are very different to one another in terms of intent and technique.

 

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